MONTERIGGIONI, IL BORGO MURATO

MONTERIGGIONI, IL BORGO MURATO

“Nell’anno del Signore 1213, indizione seconda, nel mese di marzo al tempo del Signore Guelfo di Ermanno di Paganello da Porcari Podestà di Siena, del Signore Arlotto da Pisa, giudice oculato, e di Ildebrando di Usimbardo camerario di Siena, questo castello di Monteriggioni fu iniziato nel nome di Dio e quindi racchiuso completamente da mura con spese e lavori sostenuti in proprio dal popolo di Siena”.

 

Monteriggioni è il Castello Medioevale senese che resistette a ogni assedio dei Fiorentini e le cui torri possenti furono cantate da Dante nella Divina Commedia. Si erge lungo la Via Francigena, su di un’altura che domina le valli dell’Elsa e dello Staggia, come avamposto difensivo contro Firenze, storica rivale di Siena.

La sua cinta muraria ha resistito non solo ai numerosi tentativi di conquista ma anche al tempo: è l’unico castello fortificato toscano dalla cinta muraria perfettamente conservata.

Fu eretto nel 1213 su ordinanza di Guelfo da Porcari, podestà della Repubblica di Siena e ha un perimetro di 570 metri, da cui sporgono 14 torri a pianta rettangolare.

MONTERIGGIONI E L’OTTAVO CERCHIO DELL’INFERNO DANTESCO

Minacciose, imponenti e visibili da molto lontano le torri di Monteriggioni impressionarono anche Dante: le paragonò ai Giganti imprigionati sull’orlo della voragine delle Malebolge, l’ottavo cerchio dell’Inferno:

“[…] però che, come in su la cerchia tonda/Monteriggion di torri si corona,/ così la proda che il pozzo circonda/torreggiavan di mezza la persona/li orribil giganti, cui minaccia/ Giove del cielo ancora quando tona[…]” (Inf., XXXI, vv.40-41).

LE DUE PORTE

L’accesso principale alla roccaforte è rappresentato dalla Porta Franca o Romea, rivolta in direzione di Roma, munita in origine di un ponte levatoio. Diametralmente opposta la Porta di Ponente che guarda invece verso Firenze. Tutt’intorno fossati pieni di carbone, le “carbonaie”, che venivano incendiati per respingere gli assalti (oggi scomparsi).

L’INTERNO DEL CASTELLO

Il centro urbano che ospitava (e in parte ospita) qualche centinaio di famiglie si raccoglie intorno al pozzo e alla chiesa di Santa Maria Assunta. E’ rimasto praticamente come era in origine ancora circondato da giardini, un tempo orti che consentivano la sopravvivenza della popolazione in caso di assedio.

I CAMMINAMENTI SULLE MURA.

Ancora oggi è possibile camminare sulle mura percorrendo la stessa strada delle guardie di ronda, avendo davanti più o meno lo stesso paesaggio: la vista spazia lontana sul Chianti e sulla Valdelsa e può tenere sotto controllo ogni spostamento.

LE BATTAGLIE E GLI ASSEDI

Secoli di attacchi e resistenze dettero a Monteriggioni la fama di Castello inespugnabile. Monteriggioni ha infatti una storia di assedi e di battaglie: al centro di continui scontri più o meno cruenti tra Siena e Firenze, nel 1269 accolse i senesi dopo la battaglia di Colle (battaglia ricordata da Dante nel XIII canto del Purgatorio) proteggendoli dall’assedio dei fiorentini.

Successivamente fu la roccaforte di un manipolo di armigeri che difendeva la popolazione senese dagli attacchi dei briganti, durante la terribile peste del 1348.

Nel 1526 i fiorentini, forti di 2.500 uomini, bombardarono con l’artiglieria le mura di Monteriggioni che resistettero strenuamente per alcuni mesi sino al 26 luglio del 1526, quando i senesi vinsero la battaglia di Camollia contro papalini e fiorentini, ponendo fine all’assedio.

Monteriggioni capitolò il 27 aprile del 1554 quando il suo capitano Bernardino Zeti, fuoriuscito fiorentino, forse corrotto, consegnò il castello al Marchese di Marignano, spietato capitano di ventura al soldo dei Medici.

Tutti gli abitanti furono condotti come schiavi a Firenze. Un anno dopo, nell’aprile del 1555, anche Siena si arrenderà a Firenze per fame, dopo un estenuante assedio. Fu la fine della gloriosa Repubblica di Siena che passò sotto ai Medici e poi nel Granducato.

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