Ripieno di pane raffermo rigorosamente sciocco e tante spezie dosate in modo che nessuna prevalga.
Per l’impasto non solo uova e farina, ma anche acqua, così da renderlo più robusto e creare un piacevole contrasto con l’interno morbido.
La forma rigorosamente a mezzaluna…. Ed ecco a voi il tordello lucchese!
Tordello è un termine usato solo dai lucchesi, dai viareggini e dai lunigianesi, mentre il resto d’Italia lo chiama tortello. Perché la t è diventata d? La teoria più accreditata dice che il cambio della lettera è dovuto al detto toscano usato per definire una persona in carne: “grasso come un tordo”. I tordelli, infatti, hanno forma e consistenza più grossa e corposa rispetto a quelle classica.
Ma il nome ha “solo” 2 secoli: per tutto il ‘700 nei menu dei pranzi di Palazzo compare infatti ancora il termine tortello.
Tortello viene dal latino torquere, cioè girare, da cui deriva il nome tortelle, le piccole torte farcite del Medioevo, antenate del tortello. Fin dall’XI secolo le tortelle fecero la loro comparsa un po’ dovunque: dapprima solo nei grandi pranzi, poi anche a livello popolare per rendere commestibili verdure altrimenti troppo amare o pezzi poco nobili di carne oppure per riutilizzare gli avanzi.
Concept culinari che sono passati in breve tempo dalle torte salate ai tortelli.
La scelta di cuocere con il vino era naturalmente dettata anche da ragioni di gusto essendo il vino più profumato e saporito della semplice acqua.
In quel tempo in Liguria nacque la variante dei tortelli, i ravioli esattamente nella locanda della famiglia Raviolo, da cui presero il nome. Ma non facciamo confusione tra i due piatti: Il raviolo è in genere quadrato, più raramente tondo. Il tortello è per lo più rettangolare, con varie eccezioni.
Il tordello lucchese invece ha la caratteristica forma di mezzaluna: il tondo di pasta viene tagliato con il bicchiere rovesciato. Viene quindi piegato sul ripieno e i bordi schiacciati con i rebbi della forchetta per evitare che, cuocendo, fuoriesca.
I punti fermi sono: l’equilibrio delle spezie utilizzate, la giusta dose di farcitura (né poca né troppa), la consistenza dell’impasto (fatto con un minor numero di uova), un sugo di carne ben tirato per il condimento e…. tanta maestria!
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