I fiori dell’Appennino Tosco Emiliano

Tra il mare di Toscana e la pianura dell’Emilia un crinale segna il confine tra l’Europa e il Mediterraneo e si innalza fino a 2000 metri. Qui si concentra gran parte della biodiversità italiana, per la particolare situazione climatica di confine tra due aree geografiche. Un luogo ricco di storia, di tradizioni e unico al mondo per la sua varietà di piante: A’appennino Tosco Emiliano.

IL PARCO PIU’ GIOVANE D’ITALIA

Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano è il più recente tra i parchi nazionali italiani: è stato infatti istituito con decreto del Presidente della Repubblica il 21 maggio 2001. L’area riunisce precedenti parchi e riserve naturali sui due lati della dorsale appenninica, creando un’entità di grande valore naturalistico, paesaggistico e storico. L’Appennino Tosco Emiliano è entrato dunque a pieno diritto nella Rete delle riserve ‘Uomo e Biosfera’ MaB UNESCO il 9 giugno 2015.
Il suo territorio si estende per oltre 22.000 ettari lungo la dorsale appenninica, tra la Toscana e l’Emilia Romagna, nello specifico, tra le province di Massa Carrara, Lucca, Reggio Emilia e Parma. Dai sui crinali si vedono a occhio nudo la Pianura padana, il mare, le Apuane, l’Emilia, la Toscana e la Liguria

IL CONFINE TRA EUROPA E MEDITERRANEO

La storia di questo territorio si perde nella notte dei tempi: l’abbondanza di boschi, acque limpide, fauna selvatica e frutti spontanei e la disponibilità di legname e pascoli hanno spinto l’uomo a frequentare l’Appennino Tosco-Emiliano fin dal Mesolitico: popolazioni nomadi si stabilivano per periodi lungo i corsi d’acqua. Nei secoli i valichi hanno allo stesso tempo diviso e unito i popoli, espresso culture e dominazioni diverse, dai Romani ai Galli, dagli Etruschi ai Liguri. Solo nel medioevo sorsero i primi borghi nei luoghi attorno a edifici religiosi e castelli. Bizantini e Longobardi furono i primi a dare al territorio un’organizzazione definita e con i Franchi assunse un peso sempre maggiore l’influenza ecclesiastica. Una terra non priva di difficoltà, dove la vita scorreva operosa scandita dalle stagioni e dal lavoro nei boschi e nei pascoli. Taglialegna, mulattieri, carbonai, agricoltori e allevatori di bestiame nelle valli: queste erano le attività principali. Da non trascurare il commercio con la pianura. la transumanza del bestiame verso la Maremma ha dato vita ad una vasta produzione poetica, diffusa tra pastori e artigiani ambulanti, ha dato la sua massima espressione nei “maggi”, un teatro popolare all’aperto tutt’oggi ancora vivo.

Nel 1944 l’Appennino Tosco Emiliano fu fervido teatro della resistenza e Linea Gotica, frontiera tra tedeschi e alleati.

LE PIANTE DELL’APPENNINO TOSCO EMILIANO

Il territorio si presenta come un complesso insieme di ambienti differenti a cui corrisponde una straordinaria diversità di tipologie di vegetazione e di specie della flora. Le piante dell’Appennino Tosco Emiliano costituiscono circa 500 tipi di specie diverse. Si tratta di un ricco patrimonio naturalistico che qualifica in modo netto la biodiversità esistente. Per le sue caratteristiche il Parco dell’Appennino Tosco Emiliano ospita diverse specie endemiche, ovvero specie esclusive di questo tratto d’Appennino.

LA PRIMULA APPENNINICA E LE ALTRE PIANTE DELLE ROCCE

Tra le specie endemiche spicca la Primula appenninica, volgarmente nota come “orecchia d’orso”. E’ la sola primula a fiore rosa dell’Appennino settentrionale e vive esclusivamente nel tratto compreso tra il Monte Orsaro ed il Monte Vecchio, tra 1500 e 2000 m, soprattutto nei versanti esposti a Nord.
E’ una pianta perenne alta 3-8 cm, con un fusto legnoso breve e ingrossato. Le foglie di colore verde sono ovali a margine dentellato e ricoperte di peli.
In corrispondenza degli affioramenti rocciosi la prateria si frammenta e sulle cenge erbose piú in ombra compaiono le rare e vistose fioriture estive di anemone a fiori di Narciso e Aquilegia alpina o quelle piú discrete dell’Astro alpino, una sorta di margherita rosa. Sulle creste piú ventose, nel periodo della fioritura, i fiori della Silene a cuscinetto (Silene acaulis) formano tappeti rosa o bianchi.

LE PIANTE SULLE RIVE DI RUSCELLI E LAGHI MONTANI

Il letto dei ruscelli in estate é rivestito dalle ricche fioriture giallo-dorate della Calta e da quelle bianche del Billeri rotondifoglio; compaiono anche Sassifraga stellata e Cerfoglio selvatico. Sulle rive dei laghi Giunchi, Carici, Pennacchi e Equiseti. Nelle torbiere trovano posto specie assai rare come Pennacchio rotondo, Drosera e qualche Orchidea (Dactylorhiza praetermissa, D. incarnata), la cui sopravvivenza é legata al mantenimento di delicati equilibri ecologici.

I RELITTI GLACIALI


Ancora più in alto troviamo i rettili glaciali, specie vegetali discese sull’Appennino dalla zona artica all’epoca delle glaciazioni. Costituiscono una preziosa particolarità floristica del parco e meritano particolare tutela.
Trichophorum alpinum, Eriophorum scheuchzeri, Rhododendron ferrugineum, Empetrum hermaphroditum. Sulle creste piú ventose e fra le rupi Juncus trifidus, Silene acaulis, Lychnis alpina, Woodsia alpina.

LE PIANTE DELLE PRATERIE E LE BRUGHIERE A MIRTILLO

Sulla linea di crinale, il paesaggio si apre su vaste praterie e brughiere a mirtillo. Compatte distese di Mirtillo Nero (Vaccinium myrtillus), saporitissimo, e Falso Mirtillo (V. gaultherioides), dai frutti simili ma senza sapore. Piante erbacee come l’Iperico (Hypericum richeri) e la Tossilaggine Alpina, arbusti come la Rosa Alpina e, nei punti piú soleggiati e scoscesi, il Ginepro nano. Piú raramente compaiono Mirtillo Rosso (Vaccinium vitis-idaea), Erica Baccifera e Rododendro (Rhododendron ferrugineum). Nelle praterie sono presenti graminacee come il Nardo; d’estate si colorano dei fiori di Trifoglio, Alchemille, Viole, Garofani (Dianthus carthusianorum, D. deltoides), Genziane (Gentiana kochiana, G. purpurea,G. nivalis, G. verna), Cariofillata montana e Campanule. D’estate spiccano gli splendidi fiori del Giglio rosso e le chiazze gialle della Ginestra raggiata.

I BOSCHI DEL PARCO


Dai 900-1000 m fino ai 1700-1800 m. si estendono i boschi: conifere, abete rosso, abete bianco e varie specie di pini. Nel parco compaiono anche i castagneti, localizzati vicino ai centri abitati. Ai piedi di maestose piante secolari si trova la Ginestra dei carbonai, il Brugo e la Felce aquilina. Nelle aree in cui i boschi sono stati sostituiti da prati e pascoli, in estate spiccano quelle di alcune Orchidee (Dactylorhiza sambucina, Orchis mascula,O. pallens). In alcune zone del parco emerge la dominanza assoluta del faggio. Ai margini dei boschi si addensano le piante che preferiscono la luce intensa, come Epilobio, Digitale gialla e Lamponi; nelle radure spiccano le vistose fioriture estive di Aquilegia comune e Giglio martagone.

GIGLIO MARTAGONE

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