I BRIGIDINI

Ingredienti

•       2 Uova
•      120 grammi di Zucchero
•      10 grammi di Anaci
•       Un pizzico di Sale
•      Farina, quanto basta.

 

Preparazione

 

  1. –       Impastare bene fino a rendere l’impasto ben amalgamato.
  2. –       Formare delle palle in modo che si stenda bene sulla crepiera
  3. –       Girare e togliere ha preso colore
  4. –       Tagliare a forma di brigidini

 

 

È un dolce o meglio un trastullo speciale alla Toscana ove trovasi a tutte le fiere e feste di campagna e lo si vede cuocere in pubblico nelle forme da cialde”
Pellegrino Artusi

 Quando c’è aria di festa….. arrivano i brigidini!

 

Durante le feste e le fiere della Toscana sentiamo sempre un odore che immediatamente ci riporta all’infanzia. Giriamo la testa e compaiono loro, i brigidini: piccole cialde gialle con i margini sollevati avvolti in cilindri di carta trasparente che riempiono completamente le vetrine dei carrozzoni dei venditori ambulanti. Tutti li conoscono, anche quelli (pochi) che non li hanno mai assaggiati.

Nati da un errore….

 

I brigidini sembra siano nati da un errore, quello di una suora del convento di Santa Brigida di Pistoia.
Si narra infatti che la consorella addetta a fare le ostie sbagliò gli ingredienti dell’impasto: usò farina, uova e zucchero…. Quando se ne rese conto, per non sprecare nulla, decise di aggiungere semi di anice.  Fu così che nacquero i famosi dolcetti, che presero il nome dalle suore devote a Santa Brigida, dette brigidine.

….oppure nati da una mano santa

 Qualcuno sostiene che l’origine dei brigidini sia ancora più lontana nel tempo: 1349. Durante il tragitto per la sua visita a Roma, Brigida svedese, fondatrice dell’ordine del Santo Salvatore, quello appunto delle suore brigidine, si fermò a Porciano, poco sopra Lamporecchio, distribuendo cialde di sua mano.

Vasco Pratolini in Cronache di poveri amanti ci conferma questa versione

“I venditori son tutti vestiti di bianco, con in testa copricapi da cuochi di grande albergo. Magnificano la merce a squarciagola, persuaso ognuno di essere stato eletto da Santa Brigida in persona a custode del segreto per la confezione del biscotto di cui la Santa fu l’inventore”

E dedica al brigidino un intero passo:

“Il brigidino è il deus ex macchina della Fiera. Lo si impasta e cuoce sotto i vostri occhi. Lo si mangia tiepido e croccante. È in virtù del suo richiamo che la gente affolla la fiera. Il brigidino è una cosa di nulla, appena un’ostia di più grandi dimensioni, pure ha una consistenza, una fragranza, un sapore che si scioglie in bocca. I carretti ne sono pieni, dapprima, ma via via che l’ora monta e la folla cresce, si formano le code in attesa davanti ai banchi dal fornelletto sul treppiede, ove l’esperto brigidinaio rigira le sue “schiaccie”.

 

Come si cuocevano

 
I brigidini si preparavano con lo stesso attrezzo delle ostie: un paio di forbici a tenaglia detto “schiaccie”, che al posto delle lame aveva stampi di ferro decorati, che venivano scaldati al fuoco.

Oggi vengono fatti con macchinari industriali creati ad hoc per la cottura e il confezionamento, ma per farli in casa si può utilizzare una normale crepiere.

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