“A Siena si dissero, e si dicono sempre, bottini, gli acquedotti sotterranei, scavati nell’arenaria, in parte anche murati, quasi tutti praticabili, che dopo aver raccolto le infiltrazioni delle acque piovane e delle vene, nelle colline circostanti, alimentano, con queste acque, le fontane pubbliche e moltissimi pozzi privati…”
(Le fonti di Siena e i loro acquedotti – Fabio Bargagli-Petrucci)
Visitare questo mondo sotterraneo è un’esperienza unica. Le gallerie si estendono per 25 km ad altezza d’uomo, sono scavate nella sabbia o rivestite con una volta di mattoni, mentre l’acqua scorre in una canaletta laterale detta gorello. I rami principali dei bottini sono due: il bottino maestro di Fontebranda e quello maestro di Fonte Gaia che raccoglievano l’acqua che filtrava dai campi a nord, in aperta campagna. Per questo le gallerie furono rivestite con mattoni (murati in modo tale che l’acquea potesse filtrare) per evitare che l’arenaria, inumidita, crollasse ostruendo il gorello.
Proprio per evitare pericoli del genere il Comune aveva emanato una serie di leggi molto severe che vietavano la circolazione agli estranei nei bottini; vietavano inoltre le colture e la concimazione nella striscia di terra sotto cui passava il canale e di prelevare l’acqua per uso privato. Oltre ai due bottini Maestri di Fontegaia e Fontebranda ci sono i bottini di Fontenuova e quello di Fontanella.
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